Chi sono i Giovani?
- la dimensione anagrafica (fino a che età siamo giovani?) e la dimensione identitaria (cosa significa essere giovani?). I giovani anagrafici (qui un’estesa foto dei giovani europei) oggi sono sfidati dai ‘finti giovani’ ossia dagli adulti che, esteriormente, si vestono e agiscono come i ‘veri giovani’. Per questo si alza sempre più l’età di definizione di giovani che, oggi, fanno difficoltà a riconoscersi come ‘generazione’? Qui un’intervista alla Prof.ssa Messa della Bicocca di Milano.
- Il ruolo e i legami col contesto paese. I giovani oggi in Italia sono una minoranza ma risultano meno occupati dei loro cugini europei. Alcuni di loro sembrano più preparati, o meglio più informati e multi-tasking, grazie a internet, di quanto non lo fossero le precedenti generazioni.
- Il divario tra formazione e lavoro, non solo in termini di effettiva preparazione al mercato del lavoro ma anche tra la professione esercitata e la formazione accademica. I giovani oggi sono anche portatori di nuove competenze e nuovi lavori, attività non concepibili fino a pochi anni fa ma che emergono come vere e proprie professioni, frutto dell’arte di arrangiarsi e dei nuovi mercati digitali. Questo crea una frattura dal punto di vista dell’orientamento alle possibilità e della guida verso le scelte, con una forte disconnessione tra le misure esistenti e le esigenze e i trend che si manifestano.
Cosa è il lavoro oggi?
La conversazione è stata intensa e sono emersi molti spunti, con un occhio al passato e uno al futuro.
- Precario: il lavoro non è più certezza, è un fattore di instabilità che può diventare Opportunità, laddove lo è per scelta (decisione di utilizzare il proprio
tempo fuori dai confini contrattuali, il lavoro è un pezzo di quello che voglio essere) oppure Rischio, se la precarietà non è cercata ma è una situazione che impedisce all’individuo di costruire legami, futuro, certezze. - Flessibile: oggi è diventato possibile lavorare “ovunque” grazie al tele-lavoro creando dei lavoratori nomadi. Se si tratta di una scelta e della decisione di lavorare vicino alla famiglia, in posti migliori, in luoghi che costano meno, il lavoro nomade diventa anche un trend (vedi qui) ma il lavoro da casa può trasformarsi in fonte di solitudine e depressione dovute alla dissoluzione dei legami sociali.
- Mutevole. Si cambia molto più spesso lavoro, sia in termini tecnici (si cambia la tipologia di lavoro) che in termini relazionali (si cambia datore di lavoro) fatti che portano a una diversa relazione con la costruzione di legami e competenze.
- Nuovo: esistono oggi lavori che ieri non esistevano o Nuove tipologie di lavoro legate all’economia digitale o Vecchie forme di lavoro (agricolo, ospitalità, artigianato ecc..) fatte in modo diverso
Cosa sarà il lavoro domani?
In questo caso la positività del gruppo si è riflessa nelle idee emerse anche se ciascuno degli spunti riportati ha un rovescio importante della medaglia: mentre ci immaginiamo il futuro del lavoro diventa evidente che sempre minore sarà lo spazio per chi già oggi è escluso non avendo l’opportunità di valorizzare i propri talenti e le proprie capacità.
Il lavoro sarà:
- più creativo e progettuale, legato al valore aggiunto intellettuale che potremo mettere sia nei servizi che nei prodotti.
- più mobile e flessibile rispetto ad oggi (blog post)
- più precario ma la precarietà diventerà la normalità e sarà ben accetta
- le grandi aziende muteranno perchè prenderanno il sopravvento dinamiche di crowdsourcing e outsourcing e diventeranno oggetti che muteranno forma e dimensione per rispondere alle esigenze del mercato, in un’ottica dove la produzione materiale e immateriale si dividono e parcellizzano. L’immagine è quello di una forza lavoro spezzettata e diffusa che risolve problemi in modo condiviso e connesso: risolvere i problemi sarà un gioco a cui “tutti” parteciperanno (qualche esempio qui nel mondo scientifico e qui nel web).
- La specializzazione verticale sarà sostituita da una dinamica di continuo apprendimento, in cui le soft skill e la capacità di adattamento prenderanno il posto delle hard skills.
- Care vs Cure: quale sarà il paradigma del futuro? Curare o prendersi Cura? Su questo tema si sfideranno grandi mercati del futuro, dall’invecchiamento della popolazione alla qualità dei luoghi dove abitiamo, la gentrificazione, l’ambiente, la famiglia. Torneremo positivamente indietro o andremo pericolosamente in avanti?
Hai voglia di riflettere su questi temi e portare il tuo contributo al progetto Beyond (un)employment promosso dalla Fondazione Bosch e condotto presso Impact Hub Firenze insieme a Impact Hub Birmingham, Impact Hub Mosca e Impact Hub Yerevan e Impact Hub Zagrabia? Scrivi a [email protected] per vederci giovedì 11 maggio alle 17.00 presso Impact Hub Firenze in via Panciatichi, 16 a Firenze Rifredi.