In Impact Hub Firenze abbiamo deciso di dedicare questo mese alle donne Hubber, coloro che devono conciliare vita e lavoro, incastrare mille impegni e, nello stesso tempo, non rinunciare alla propria carriera. E nel caso di Eleonora Chiossi si tratta di una carriera internazionale e di una famiglia girovaga, che vanno di pari passo tra Singapore e l’Italia, tra una startup e una multinazionale farmaceutica.
Chi è Eleonora Chiossi
Sono nata a Carpi e mi sono laureata in Statistica all’Università di Bologna specializzandomi in Epidemiologia Genetica grazie a un Master internazionale all’Università di Pavia. Questo mi ha consentito di diventare biostatistica, ossia applico la statistica a una vasta gamma di temi in biologia, ma principalmente nella ricerca farmaceutica, basandomi su esperimenti, a partire dai quali raccolgo, rielaboro, analizzo ed interpreto risultati applicabili in diversi ambiti della medicina (il mio settore di riferimento). Da quando mi sono trasferita da Singapore a Firenze, lavoro come dipendente in una multinazionale americana specializzata per la ricerca farmaceutica, IQVIA il cui claim è The Human Data Science Company™ che impiega oltre 1.000 statistici localizzati in tutto il mondo.
Eleonora e lo smart working
Nella mia vita, professionale e privata, non sono stati gli spostamenti a frenarmi! Anzi, cambiare continente ha dotato, me e la mia famiglia, dell’apertura mentale e della flessibilità necessaria per riuscire nella vita e negli studi e nel lavoro. Dopo aver lavorato in Pfizer a Milano mi sono trasferita a Imperia nell’head-quarter di statistica di una biotech con sede a Basilea, in Svizzera, creato da un sostenitore dello smart working. Dopo 9 anni di lavoro e 2 figli, mio marito ha avuto l’opportunità di lavorare per un‘azienda farmaceutica a Singapore per un anno (che sono poi diventati 4 e mezzo!) e non se l’è fatta sfuggire. Mi sono licenziata e, dopo aver trovato casa e inserito i figli a scuola (ora sono perfettamente trilingue: italiano, inglese e cinese), ho trovato una nuova opportunità professionale per un’azienda del Ministero della Salute locale, il Singapore Clinical Research Institute, prima, e per un’azienda farmaceutica, a seguire. Nel mio lavoro sono autonoma e indipendente ma mi piace tenere separati gli ambiti personale e lavorativo, ecco perchè anche a Singapore ho scelto di attivare una postazione in uno spazio di coworking e la scelta è caduta su Impact Hub Singapore, dove, ho conosciuto delle persone fantastiche, pur tra i ritmi lavorativi completamente diversi da quelli ‘occidentali’ (si lavora a testa bassa ed è raro scambiare quattro chiacchiere ma io sono riuscita a parlare e far parlare anche i muri tra loro :-).
Perchè lavorare in Impact Hub Firenze
Mi è sembrato naturale, dopo il trasferimento di mio marito a Firenze, prendere nuovamente la postazione ad Impact Hub Firenze dato che proprio mentre ero immersa nel trasloco ho accettato la proposta di un Head Hunter e ho subito ripreso a lavorare dall’Italia. Lo ammetto: Impact Hub Firenze non è logisticamente la soluzione ideale per me, che abito a Campo di Marte. Ho provato altri spazi più vicini e più comodi per me ma non mi sono trovata bene come in Impact Hub. Tanto per cominciare, incredibilmente, qui ho trovato un collega che lavora da più tempo nella stessa mia azienda ed è stato utile per me, appena assunta, confrontarmi con lui su tanti temi e approcci. E poi mi piace l’ambiente che è informale ma rispettoso della professionalità di noi Hubber. Ho partecipato con entusiasmo alla Sexy Salad, perchè mi piace dilettarmi ai fornelli ma anche per facilitare la conoscenza con altri ‘vicini di scrivania’. E mi piacerebbe che Hub organizzasse altre iniziative simili, un mix tra formazione e networking, per stimolare la conoscenza reciproca.
(foto credits del fotografo Giancarlo Barzagli, Hubber anche lui)