Caterina Chimenti, nostra Hubber che, per la prima volta, ha assistito a una delle Fuckup Nights Firenze, ha voluto condividere con noi cosa si prova ad assistere alle serate mensili in cui tre speaker raccontano tre progetti falliti. E si è candidata immediatamente come speaker per una delle prossime serate (qui il link per iscriversi a quella del 12 aprile: FUNFIN9)
“Da diverso tempo volevo assistere a una delle Fuckup Nights organizzate nella mia città, Firenze. Poi per una serie di motivi rimandavo, e rimandavo ancora. Alla fine mi sono decisa e così ho partecipato in qualità di “pubblico” alla Fuckup Nights Firenze Vol. 8 che si è tenuta a Impact Hub Firenze lo scorso 8 Marzo.
Cosa sono le Fuckup Nights
Per chi ancora non conoscesse questo format, le Fuckup Nights sono eventi in cui tre speaker condividono con il pubblico i propri fallimenti – imprenditoriali, lavorativi o personali. Ogni presentazione dura circa 7 minuti. C’è spazio per domande e commenti, così anche chi è seduto in sala può partecipare attivamente in un clima di scambio e non di giudizio. L’ambiente infatti è informale e c’è spazio per un drink tutti insieme, così da rendere la socializzazione un punto fondamentale dell’esperienza. Sì perché le Fuckup Nights devono essere soprattutto un momento da vivere in modo leggero – ma non superficiale – e ironico, e non a caso spesso sono indicate con l’acronimo FUN. Insomma, prendersi sul serio va bene, ma magari è meglio non esagerare.
L’idea delle FUN è nata nel 2012, quando cinque amici messicani, tutti imprenditori, cominciano a parlare di cosa era andato storto nelle loro attività. Convinti che la condivisione pubblica del fallimento possa essere molto più interessante del racconto di un successo, decidono di organizzare il primo evento aperto a tutti. In breve tempo le FUN diventano un movimento globale attivo in quasi 80 paesi, con eventi in una quarantina di paesi diversi. Da Maracaibo a Innsbruck, da Montreal a Yangon, avrete la possibilità di partecipare ad una FUN.
Se ci si limita alla sola definizione di questi eventi si potrebbe pensare che le FUN sono un banco di prova solo per i volontari che raccontano i propri insuccessi. Invece da spettatrice ho potuto notare che in realtà si tratta di un viaggio collettivo, in cui anche chi è seduto in platea partecipa emotivamente alle storie raccontate.
Infatti, nonostante la maggior parte di noi ami mettere in risalto soprattutto i propri successi – veri o presunti – alzi la mano chi non ha alle spalle qualche esperienza disastrosa. Spesso però queste storie le teniamo da parte, in una società che sempre più spesso valuta positivamente solo chi può vantare risultati da sbandierare. Eppure anche i più grandi artisti o imprenditori in qualche occasione hanno prodotto dei fuckup epici. Solo che nessuno di noi andrebbe a un colloquio di lavoro parlando dell’ultimo disastro. Invece durante una FUN puoi farlo e magari la tua esperienza può evitare a qualcuno uno scenario simile.
In fondo, come è noto, solo chi non fa non sbaglia mai. E non è un caso che “fail fast, fail often” sia diventato un vero e proprio mantra per le aziende della Silicon Valley e per le startup in generale.
Cosa vuol dire assistere a una FUN
Personalmente ho provato cosa vuol dire sbagliare, cadere, alzarsi e ricominciare, non una ma più volte. E forse per questo assistere alla FUN di Marzo è stato particolarmente emozionante. Chissà, magari inconsciamente questo era anche il motivo per cui ho procrastinato così tanto la partecipazione…
Gli interventi dei tre partecipanti mi hanno fatto tornare in mente tante esperienze vissute in prima persona e forse rimosse. Ad esempio sentire le storie di chi ha lasciato un posto fisso per seguire le proprie aspirazioni ritrovandosi però disoccupato – cosa che è successa anche a me – è stato un po’ come guardarsi dall’esterno con gli occhi degli altri. E questo vuol dire anche inquadrare certe questioni in modo più oggettivo. A giudicare dai tanti spettatori che come me annuivano durante il racconto, non ero comunque la sola.
Per fare un altro esempio pur non avendo figli capisco benissimo la pressione che certi ambienti di lavoro impongono alle donne, come raccontato in un altro speech. Una pressione che spesso obbliga a lasciare da parte una scelta di carriera ben strutturata per intraprendere un percorso lungo e faticoso, magari come freelance.
Insomma, il fatto stesso di partecipare ad una FUN come spettatrice per me ha significato uscire comunque dalla mia comfort zone. Avete presente quando un collega o un conoscente vi prende in contropiede rivelandovi un dettaglio privato della propria vita? Ecco, passato l’iniziale imbarazzo poi si crea quel senso di reciprocità che ti fa ricambiare la fiducia con la disponibilità, la sincerità con l’empatia. Ed è in quel preciso istante che chi racconta sul palco non è più solo con il suo fallimento.”
E tu cosa hai provato assistendo ad una delle Fuckup Nights Firenze? Se non ci sei mai stato, puoi iscriverti subito alla prossima, prevista giovedì 12 aprile dalle 19.30 alle 21.00, I nostri tre speaker racconteranno il fallimento di una startup innovativa in ambito Industria 4.0, del ritrovarsi incinte e senza lavoro con l’obbligo di crearsi una nuova professione e dell’opportunità nascosta dietro un fallimento alla ricerca della libertà. La serata è a ingresso gratuito, previa iscrizione qui: FUNFIN9